La poesia del clown

Claudio Madia ci racconta la sua esperienza in Rai, da cui è nata l’idea di fondare la Piccola Scuola di Circo di Milano.

1447941614007_PIU_9271.JPGSu quali presupposti e professionalità era basata la poetica de “L’Albero azzurro”?

L’Albero Azzurro era una specie di industria della creatività. Dovevamo produrre una puntata al giorno ed essere televisivi. Ma in realtà eravamo cinematografici, per la cura dell’immagine, sempre ad altezza del bambino, del pupazzo che non deve mai vedersi, di come posizionare ad ogni stacco le luci. Una produzione molto lunga e faticosa: in studio una squadra che lavorava quotidianamente, un’altra negli scantinati montava il lavoro fatto, un’altra ancora lavorava per il futuro. Gli autori, Piumini in testa, definivano un copione al pelo, con un tema settimanale, per esempio i colori, che noi declinavamo all’infinito. Il primo anno 170 puntate e via così.

Avevi possibilità di intervenire?

Potevamo “nasare” gli argomenti e dare suggerimenti. Il copione era d’autore, quindi scritto da grandi professionisti: Piumini creava poesie e filastrocche, Bruno Tognolini i dialoghi. Poi in studio, in base a quello che succedeva, si facevano scelte registiche differenti. La mia manualità per i bambini era tutta compresa in meno di 7 minuti, nei quali dovevo anche inventarmi cosa dire.

E tu come la vivevi?

Come un’occasione incredibile, nel senso che non ti puoi montare la testa perché sai che prima o poi finirà e tornerai in mezzo agli altri e, in mezzo agli altri, è meglio. Dai il massimo sapendo che il tuo obiettivo non è arrivare a presentare Sanremo ma rimanere con la truppa: il generale sta da solo, ma la truppa sta in solidarietà. A me piace poter contare sugli amici. Ero quello che lavorava tanto, che guadagnava bene, e  mi ricordo l’imbarazzo. Ma quando ho fatto il mozzo sulle navi ho imparato a lavare i piatti e anche lavare i piatti può insegnarti molto della vita.

Cos’è la passione per te?

L’unico motore che mi ha mosso nella vita è quello dell’amore. E’ un gioco che ti devi inventare tu. Cerco sempre di di vivere una vita giocosa e non so mai cosa succederà fra un attimo. Le passioni sono quelle cose che ti permettono di andare avanti, ma che ti devi inventare tu. Per me la passione sono i giocolieri e i saltimbanchi, tutti i miei amici sono lì. I miei amori nascono da questi odori che ho nel naso da quando sono piccolo. Quando li sento mi aprono il cuore.

Una visione poetica…

Da piccolo sono andato coi miei fratelli a vedere il circo. Dopo due mesi l’unico che si ricordava qualcosa ero io. La mia risposta è questa: le passioni chissà da che cosa arrivano e, comunque, vanno coltivate come un gioco.

E la malinconia del clown?

Il circo della tristezza deve morire prima di essere circo. Il clown deve comunque far ridere, anche se gli è capitata la disgrazia più grande del mondo. Anche questo è un gioco e che, tra l’altro, cura. A me è successo domenica scorsa, quando mi si è seduta in braccio una bambina di tre anni. E tu senti l’energia che ti ritorna e ti rendi conto di averle dato qualcosa.

Cosa?

Io credo l’attenzione. Quando entro in scena la prima cosa che faccio è ascoltare il pubblico, come se fossi in piazza. Li vedo, li sento e oso dare qualcosa che è commisurata a loro. Mi offro, sono presente. Poi uso la giocoleria e qualche trucchetto, ma l’unico obiettivo è essere per ognuno di loro. Perciò non riesco mai a fare uno spettacolo uguale a un altro. Mi annoierei. Difatti non sono un attore, sono un intrattenitore. Do la mia verità. E so di essere tranquillizzante, anche adesso che sono vecchio e con la barba e mi sembra di essere Babbo Natale.

images-3.jpgSei il fondatore della piccola scuola di Circo di Milano, ormai un’istituzione…

E’ un progetto nato con una mia cara amica, Camilla Peluso, che è anche la madre di tre miei figli. Lei è una ginnasta, insegnante di educazione fisica. Stufa di massacrare un gruppo di bambine per fargli vincere la medaglia d’oro, scopre nella giocoleria, un’attività motoria più intelligente e formativa, molto meno invasiva dal punto di vista fisico e più motivante. Io, giocoliere e acrobata, metto del mio e insieme scopriamo delle potenzialità che nessuno di noi poteva sospettare.

Quali?

Molti studenti e professori di attività motorie hanno fatto delle tesi un po’ pallose verificando ciò che vedevamo. Parlo di gruppo formato su basi diverse da quelle di una squadra di calcio dove devi avere una struttura fisica di un certo tipo. Il nostro primo obiettivo è un lavoro di collettività e socializzazione. Noi lo facciamo bene perché il circo aiuta molto. Il circo è cerchio e il cerchio è parità. Ma qui nasce un altro discorso sulla pedagogia paritaria.

Quant’è importante essere bravo?

Esistono regole per funamboli e giocolieri: come nello sport se sei bravo ti prendono. A noi, invece, piace quel cicciottello che non sa fare una capriola o il trapezista. E’ lui che ci interessa. Potremo scoprire le sue qualità: se è un po’ grassoccio potrà diventare un ottimo giocoliere, e se è piccolo, timido e imbranato, sarà quello che sale più in alto di tutti. E’ nella scoperta individuale dei propri limiti che essi possono essere superati. E’ importantissimo ridimensionarsi in continuazione. Da noi c’è chi è più bravo in una cosa e chi in un’altra. Se ci appoggiamo l’uno all’altro, possiamo fare qualcosa che nessuno poteva fare. Vedo dieci persone in scena che si conoscono e si parlano come fossero un unico corpo. Qual è più bello?

Il vostro tendone?

imgres-1.jpgNello spazio in cui siamo da qualche anno facciamo gli spettacoli per bambini e adulti, oltre ad attività per bambini, ragazzi e adulti. La nostra è un’associazione senza scopo di lucro con circa 500 iscritti che pagano la loro quota, grazie alla quale possiamo andare avanti. Poi ci sono 18 insegnanti di cui la metà sono ex bambini che non volevano mollarci. Facciamo corsi di acrobatica al suolo e aerea, di giocoleria, di equilibrismo statico e dinamico. Per chi si appende a otto metri e fa delle evoluzioni sono importanti il fisico, il tono muscolare, la scioltezza. Per i giocolieri contano altre qualità, come l’astrazione, la capacità di concentrarsi, il ritmo. Per esempio, tutti i giocolieri sono geni di matematica o musicisti, mentre ipercinetici sono gli acrobati. Il nostro è uno fra i pochi sport dove si usano tutti e quattro gli arti in maniera anche dissociata. E questo il cervello lo sente. Se non sono un matematico o un logico la giocoleria mi può aiutare moltissimo.

E il mondo che vi circonda?

Credo che possiamo arrivare dove molti altri non arrivano. Abbiamo fatto degli spettacoli insieme a Miloud Oukili e ai ragazzi di strada in Romania, in luoghi terremotati, nelle carceri per minori. La piccola scuola di circo lavora in un contesto sociale ricco, dove l’importante è togliere. Per questo insegniamo molto l’economia del movimento. I nostri bambini hanno tutto, sicuramente troppo: sono bombardati da iperstimoli e ne hanno altri quando vengono da noi. Nel circo l’importante è sottrarre. La giocoleria è economia pura: se io imparo che, piegandomi a prendere la pallina, posso fare un movimento minimale ho ottenuto il mio risultato.

Qual è il significato del circo?

images.jpgArriviamo nell’immaginario di quelli che non sono contenti della vita e siamo per antonomasia quelli che non accettano le regole: dei freak. Del circo ci piace portarci dietro la capacità di essere sempre a casa d’altri, di essere tollerante e di accettare il diverso. Siamo zingari ma anche un circo pianta. Per gli adulti e per i bambini.

Piccola Scuola di Circo

La Piccola Scuola di Circo è stata tra le prime realtà in Italia a proporre l’insegnamento delle arti circensi per bambini e ragazzi, in un progetto educativo e motorio strutturato.   Attualmente segue la formazione di circa 400 allievi, con un’età compresa tra i 3 e i 60 anni. Lo staff è composto da 20 collaboratori, di cui 18 docenti laureati in Scienze Motorie e/o artisti professionisti nel campo delle arti circensi e di strada. Dal 1994, organizza l’happening degli artisti di strada “Saltimbanchi doc”, in cui sono stati presenti professionisti e compagnie mondiali che hanno richiamato l’attenzione di un numeroso pubblico. La scuola occupa un’area comunale in via Messina, riconvertita a giardino, in cui sono installati il Piccolo Circo, chapiteau di 200 posti, ed una tensostruttura, palestra secondaria di 100 mq che ospita le lezioni rivolte ai bambini dai 3 ai 7 anni.

Segreteria – Via Solari, 40 – 20144 Milano

Sede dei corsi – via Messina, 48 – 20154 Milano

Tel/fax 02 42290574

www.piccolascuoladicirco.it

Un pensiero riguardo “La poesia del clown

Lascia un commento